Joseph Ratzinger nel suo libro-intervista “Luce del mondo” ha ribadito le posizioni più omofobe della Chiesa definendo, per l’ennesima volta, “l’omosessualità come moralmente ingiusta e contro natura”.
Di rimando a esternazioni di questo genere verrebbe spontaneo chiedere come possa essere contro natura qualcosa che si osserva in tutte le specie esistenti in natura (fatta eccezione per quelle che non hanno rapporti sessuali, come l’evidentemente santo riccio di mare), ma ecco che spunterebbe un chierichetto a ricordare che questioni così delicate (per chi?) non possono essere liquidate con un semplice gioco di parole. Ma è proprio questo il punto! È un gioco di parole quello che pretende di piegare la natura alla nostra volontà e ai nostri desideri, di darle un contenuto morale, culturale, e di fare diventare “contro natura”, e da lì “moralmente ingiusto”, ciò che non rientra nel calderone.
Per la Chiesa Cattolica la legge morale (la loro) è una legge naturale. Per molti altri la natura è semplicemente una dittatura della maggioranza. L’omosessualità si osserva in una minoranza di individui? Bene, allora non è normale (termine osceno che già contiene un giudizio morale). In poche parole, la natura dovrebbe accordarsi alla nostra cultura omofoba. Quanta supponenza! E quanta vigliaccheria insieme! Che si chiamino Natura, Fortuna, o Dio, l’uomo è sempre stato un esperto costruttore di discariche di responsabilità. Ma la natura non deve essere in alcun modo! Non è giusta, né sbagliata; non è buona, né cattiva; non fa la guerra, né la pace; è indifferente. Non fa scherzi.
Mi tornano in mente gli innumerevoli tentativi di definire l’uomo in filosofia: “animale sociale”, “animale razionale”, “canna pensante” (ah! Che grande pusher aveva Pascal). Senza falsa modestia, e quindi perfettamente in tema, provo a formulare la migliore definizione di uomo: “animale megalomane”. E che altro si potrebbe dire di un essere che identifica la propria fine con quella del mondo?
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