Sul Fatto Quotidiano di oggi, Stefano Disegni commenta la sentenza della Corte Europea di Strasburgo sulla riammissione del crocifisso nei luoghi pubblici italiani, in quanto “simbolo religioso passivo” e “non di parte”, che non lede e non prevarica la sensibilità di chi non vi si riconosce. Nella sua fantastica vignetta, Disegni riprende ciò che avevo scritto qui e qui, e immagina un gruppo di studenti che si rivolgono al preside della propria scuola per appendere, accanto al crocifisso, icone di diverso genere (tra cui non poteva certo mancare la figa, “simbolo religioso” e più che mai “passivo”, a giudicare dalle recenti cronache politiche). Ecco, tornando testardamente sul tema, da ieri ammantato di valore giuridico da quel mostro della sentenza di Strasburgo, vorrei esprimere una reprimenda nei confronti di tutte le associazioni in difesa della laicità dello stato, che in questi anni si sono battute per la rimozione del crocifisso dai luoghi pubblici. Insomma, cosa volete voi, sudici miscredenti? Che i vostri figli siano chiamati alla cattedra, di fronte ad un muro sporco e crepato, già martoriato dai tagli della Gelmini? Insensibili! La sentenza di Strasburgo spalanca invece la via che già avevo indicato. Riempire questi muri tristi e vuoti è nell’interesse di tutti, soprattutto dei vostri figli, che interrogati al cospetto di Bob Marley, o del triangolo di pelliccia, potrebbero maturare quello stato d’animo necessario a strappare un mezzo punto in più.
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ho aggiunto il link alla vignetta
Ma adesso che il post ospita anche la striscia a cui si riferisce, vorrei fare un appunto a Stefano Disegni, quando rappresenta la posizione atea mediante la cornice vuota. Ora, i più ottimisti tra noi senza dio potrebbero sentirsi liberi di spaziare per tutto il muro, negandosi però quella porzione a cui i più pessimisti guarderebbero: l’interno della cornice. Anche l’ateismo sarebbe quindi rappresentato per esclusione. Ma dato che esiste un’altra possibilità, già espressa altrove, cioè non giocare affatto, la posizione atea consisterebbe nell’abbattimento di tutto il muro. E, in questo senso, non troverà mai spazio.